Lettera del nuovo parroco don Stefano Venturini

Carissimi fratelli e figli della Comunità pastorale, eccomi a voi.

Come sempre, nei cambiamenti del parroco si è spinti dalla curiosità a conoscere qualche elemento della sua biografia. Allora vi accontento. Io sono nato nel 1964 a Milano ed ho vissuto fino all’entrata in Seminario in zona porta Vercellina.

Nella Parrocchia di Gesù Buon Pastore, via Caboto, ho celebrato nel 1990 la mia prima santa Messa. Dopo aver studiato come ragioniere presso il glorioso istituto N. Moreschi sono entrato in Seminario. La mia esistenza è caratterizzata dal ping pong tra Milano ed il varesotto: entrato in Seminario a Saronno, poi passato a Venegono inferiore, venni inviato come vice-parroco di oratorio ad Ognissanti, decanato Vigentino Milano fino al 1998. Da lì e fino al 2003 ho esercitato il Ministero in Chinatown-via Paolo Sarpi presso la Parrocchia della SS.ma Trinità. Dal 2003 al 2009 invece mi fu chiesto di svolgere il ministero di coadiutore di Parrocchia, professore di Religione ed assistente scout presso la parrocchia centrale di Gallarate, S.Maria Assunta (Va) che accompagnai a diventare comunità pastorale con le parrocchie di Madonna della Speranza e S.Paolo. Dal 2009 e fino al 31 agosto u.s. Sono stato responsabile di comunità pastorale presso le parrocchie di S.Vittore – Arsago Seprio e B.V.Assunta e S.Ilario-Casorate Sempione, sempre in provincia di Varese. Nel 2015 il Card. Scola mi chiese anche di assumere la responsabilità di Decano di Somma Lombardo, incarico che ho lasciato anch’esso alla fine di agosto.

Poi immagino che dal nuovo parroco si vorrebbero conoscere a grandi linee i pensieri e le prospettive che gli stanno a cuore. Ed allora anche su questo vi accontento subito.

In primis vorrei pormi sul solco di don Luigi. Per due motivi: il primo è che don Luigi è stato un grande parroco zelante nelle cose di Dio; secondo perché ogni volta che cambia un prete la gente non deve avere la sensazione che cambi religione. Dunque io vengo a voi avendo in mente l’indicazione di Papa Francesco contenuta in Evangelii Gaudium di concepire la Chiesa come “Chiesa in uscita”.

Non vorrei essere il custode di sacri muri ma un apostolo del Nuovo Testamento. Vorrei che tutti gli abitanti di Lambrate-Ortica si aprissero al Vangelo di Gesù ed aderissero alla Chiesa. E questo non perché ho a cuore la quantità, quanto perché sono convinto che Cristo sia la più grande fortuna che è capitata alla mia vita e vorrei che lo fosse per tutti.

Credo anche che per il momento storico che viviamo questo compito si realizza non moltiplicando a dismisura avvenimenti ed appuntamenti parrocchiali (di cui già ho visto è ben nutrito il nostro calendario), quanto piuttosto percorrendo altre vie.

La prima via è quella della sinodalità. Sinodalità significa camminare insieme. Sinodalità significa che la Chiesa non s’identifica con il parroco ma con la comunità presa da Cristo ed inviata nel mondo come un corpo sociale coeso e caratterizzato dal desiderio della fraternità e dell’appartenenza. Quindi ognuno di noi lì dove vive deve essere la Chiesa, dev’essere la CP, dev’essere l’evangelizzatore che richiama gli uomini e le donne alla bellezza ed alla verità del cristianesimo. Ciò vorrà dire anche che le scelte, i momenti, della parrocchia e della comunità pastorale non dovranno calare dal parroco sui fedeli ma la diaconia ed in consiglio pastorale in clima di preghiera e sotto lo stimolo del parroco intuiranno ciò che lo Spirito dice alle nostre chiese proponendolo a tutti.

L’altro elemento che credo sia importante per la missione di oggi nella città postmoderna è quella che durante la visita dell’Arcivescovo Scola nel mio decanato abbiamo chiamato “l’informalità formativa”. Informalità formativa significa che siccome il 95% della gente non viene in parrocchia noi nei nostri incontri quotidiani in famiglia, al lavoro, nei luoghi di studio, di sport e svago ecc, partendo da cose semplici che fanno parte della vita concreta dobbiamo aver coscienza che se vogliamo possiamo far passare l’Evangelo. Allora quando condividiamo la vita semplice lo dobbiamo fare con la coscienza che in quel momento Cristo ci sta inviando a quella persona, a quell’amico a quel familiare. E non possiamo perdere tale occasione per aprirlo alla Grazia!!!.

Da ultimo: per tutto ciò la parrocchia deve avere in primis una preoccupazione educativa fortissima. Su tre fronti: primo: educazione ad un rapporto con Cristo nella preghiera, nell’adorazione, nella liturgia e nelle ricezione frequente del sacramento della riconciliazione. Questa è la radice. Secondo: educazione ai contenuti della fede, quindi la catechesi, la lettura di riviste, giornali e libri che ci aiutino a rendere ragione della speranza che abita in noi. Terzo: educazione specifica per chi fa il catechista, l’educatore, l’allenatore ecc per comprendere i linguaggi, modalità e caratteristiche degli uomini e delle donne a cui ci rivolgiamo. Quarto: esercizi di gratuità donando tempo ed energie gratis per cose anche semplici ed umili a servizio della comunità (lettura in Chiesa, pulizie, servizio di sagrestia ecc).

Bene cari amici. Adesso lasciatemi arrivare! Poi ci vedremo ed impareremo a conoscerci.

don Stefano

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...