Dal 2 Settembre divento Responsabile di una Comunità pastorale (CP). Come farò? A chi chiederò aiuto? Proverò a chiederlo all’Arcivescovo Mario; mi ha dato lui quest’incarico! Tutti gli anni scrive una lettera di avvio del lavoro pastorale: forse vi troverò sostegno e indicazione. Dice mons. Delpini, nella Lettera pastorale di quest’anno (Kyrie, Alleluia, Amen), a chi si appresta all’attività di non partire senza prima aver curato la dimensione contemplativa della vita. Cosa vorrà dire? In generale si potrebbe capire la raccomandazione riesumando un vecchio proverbio: “Prima di parlare, taci!”. Prima di agire, guarda. E per me che comincio una nuova via? Don Stefano, hai bisogno di conoscere, di ascoltare. Non essere il solito frettoloso. Don Stefano, quando vedi una persona darsi da fare nei locali della Parrocchia, sei sicuro di sapere che posto occupa quella persona nella Comunità. Sai associare bene i nomi e i volti delle persone che alla Comunità fanno riferimento? E – scusa – tu che vivi in Parrocchia da vent’anni o trent’anni sai chi sono le persone che con te collaborano? Tu che fai parte della CP da quindici anni conosci le sorelle e i fratelli dell’altra Parrocchia? Un anno di attenzione alla realtà. Una fortuna che l’Arcivescovo mi chieda di fare proprio quello di cui ho bisogno in partenza!
Ma forse anche tra le tre Parrocchie, tra gli incaricati dei servizi pastorali nelle tre Parrocchie, prima di convergere in progetti e collaborazioni c’è bisogno di ascoltarsi, di raccontarsi. Oso dire anche tra persone della medesima Parrocchia. Ancora? Sì! Prima di ri-comporci, nella CP dobbiamo conoscerci. E questo sempre, ogni anno. Certo questa attenzione passerà anche quest’anno attraverso la vita che ordinariamente scorre, ma sono chiamato dal mio Vescovo a viverla con particolare spirito contemplativo, di attenzione a ciò che mi viene incontro, a chi con me fa strada. Grazie a chi (laici e preti), già nello scorso anno, nelle tre parrocchie di San Martino (SM), Santissimo Nome di Maria (SN) e Santo Spirito (SS), si è lasciato conoscere si è esercitato con me ad ascoltare quello che la Diocesi ci chiama a vivere nella CP Madonna del Cenacolo!
Per esercitare la dimensione contemplativa della vita, Sua Eccellenza mi ricorda che la via necessaria è la preghiera. Ho sempre detestato la preghiera che si faceva a scuola all’inizio della lezione e che il professore usava per ottenere a buon prezzo il silenzio. Per fortuna invece il nostro Pastore mi suggerisce una preghiera che non sia solo formale “inizio dei lavori”, ma sostanziale docilità allo Spirito, che non mancherà di produrre i suoi frutti. La preghiera, in particolare quella liturgica, non è quella cosa da fare prima della vita, ma il luogo dove Dio opera la Comunione, nel quale possiamo diventare capaci dello Spirito, nel quale ascoltare Gesù. Don Stefano, devi pregare! Non fidarti del tuo attivismo, anche perché ormai le energie calano!
Personalmente ritengo che ci sia anche un’altra dimensione a cui dedicare la nostra contemplazione: la realtà materiale che ci circonda: anche a quella dobbiamo dedicare tempo di ascolto; bisogna farci i conti: la realtà ecclesiale e sociale, personale e comunitaria, economica ed ecologica. Qui dentro penso vadano attuati, con la dovuta pacatezza, la verifica e il ripensamento – come dice Delpini – delle comunità pastorali esistenti e di quelle in formazione cioè la verifica delle condizioni per vivere la pastorale di insieme con evidente ardore missionario, giungendo a formulare un quadro condiviso perché le comunità pastorali stesse siano riconoscibili, nella diversità dei territori della diocesi, come un progetto diocesano. Certo che per tutta questa attiva contemplazione, se con una Parrocchia avevo bisogno di un giorno libero, ora che servo un’intera CP dovrò chiederne almeno tre.
Don Stefano SAGGIN
PS. Scusate: io e don Venturini abbiamo stabilito che, per non confonderci, ci chiameremo per cognome, come quando eravamo ragazzi; che allora Stefano era un nome diffuso.