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Costruita tra il 1913 e il 1927 e consacrata il 5 marzo 1931 dal Beato Alfredo Ildefonso Schuster, la Chiesa di San Martino in Lambrate sorse in luogo di una precedente chiesa, risalente al XIV o XV secolo. Di essa rimane solo il bel campanile, dalla mole solida, che fu ulteriormente elevato nel sec. XX.
Ideata attorno al 1913, la nuova chiesa fu costruita in due tempi: la parte absidale, un tratto delle navate e la sacristia, risultanti fuori del perimetro della vecchia chiesa prima dello scoppio della guerra; poi, a partire dal 1924, si procedette alla demolizione della vecchia chiesa e si completò la nuova parrocchiale; probabilmente per ragioni di spazio la nuova chiesa fu costruita in senso opposto alla precedente (e alla tradizione che vuole l’altare rivolto a oriente), tanto che ora il campanile risulta non più nell’abside ma sulla facciata.
Lo stile
E’ definito “basilicale lombardo” dall’ architetto Ugo Zanchetta che ne progettò e curò la realizzazione, con l’intento dichiarato che essa non risultasse “avulsa dalla perennità della tradizione cristiana”…. nè avesse “smania di incomposta novità, nè fredda restituzione di modelli antichi”.
Descrizione
La chiesa è lunga m. 39 e larga m. 27 nel tratto a cinque navate verso i corpi absidali, e m. 18 verso il prospetto principale a tre sole navi. La superficie è di 900 mq, 97 di murature, 60 per la sacristia, 105 per gli altari e mq 640 per l’assemblea. L’altezza interna della navata centrale è di m. 14, delle laterali di m.9. L’areazione e l’illuminazione sono favorite da 19 occhi a finestra nella zona più elevata e da 18 gruppi di trifore di 3mq ciascuna. La luce penetra nell’edificio non eccessivamente viva ma abbondantemente diffusa, come si conviene a un luogo sacro.
Verso la facciata tre porte danno in un pronao, limitato da una cancellata e da una gradinata in fregio all’area pubblica. Altre due porte sono disposte simmetricamente sull’asse delle navate estreme prospicienti.
Gli elementi decorativi
La decorazione è volutamente sobria, a partire dalla linea come dall’impiego dei materiali. Il mattone, il granito, il ceppo, la pietra sono i materiali a cui è affidato non solo il compito statico, ma nel contempo quello decorativo. Allo stesso modo sono utlizzate in chiave decorativo le necessarie strutture in ferro, nonchè il cemento armato.
Tutta la struttura del tetto è appunto in cemento armato, mentre il solaio inclinato formante soffitto è in laterizio forato in doppio ordine. Questa scelta, in luogo del legno, avrebbe dovuto consentire “la decorazione dei soffitti a graffiti policromi, oltre che dare maggior garanzia dal punto di vista della combustibilità e della coibenza”.
La monotonia e la monocromia cui dà luogo l’impiego dei mattoni sono evitate con l’utilizzo di pietre e graniti di cui sono costituite le serraglie, i pulvini, le mensole, gli architravi, gli stipiti, i legamenti ecc.
Le 20 colonne di granito con i capitelli di pietra di Saltrio bianco di 20 differenti disegni, creano all’interno una dominante zona di contrasto che genera una complessiva e gradevole armonia, a completare la quale contribuisce il pavimento a terrazzo alla veneziana a larghi disegni e a colorazione policroma.
Storia
Don Bosisio (parroco dal 1901 al 1913) ci attesta che la necessità di una nuova chiesa parrocchiale – più idonea alle necessità – fu avvertita già agli inizi del Novecento. La chiesa cominciò però a prendere corpo – non senza traversie – grazie a don Pecorari (1914-1922). Annesso il Comune di Lambrate alla grande Milano nel 1923, la Parrocchia di Lambrate fu innalzata al grado di Prepositura e suo primo Prevosto fu Don Galerati (1922-1941), che portò a compimento l’opera. Si incominciò a celebrare nella nuova chiesa (nella parte absidale già costruita) nell’agosto 1926. Alla Messa di mezzanotte nel Natale 1927, don Galerati celebrò la Prima Messa nella nuova chiesa finalmente portata a compimento. Benedetta il 2 settembre 1928 dal Card. E. Tosi, la nuova parrocchiale fu consacrata il 5 marzo 1931 dal Beato Card. A. I. Schuster. All’inizio degli anni Ottanta del Novecento, Mons. Mandelli (prevosto dal 1967 al 2000) promosse una riforma complessiva dell’ altare maggiore, in funzione della partecipazione più consapevole e attiva dei fedeli alla Liturgia, secondo gli intenti della Riforma liturgica conciliare. Il vecchio altare fu demolito, con il materiale di recupero fu edificato l’altare del SS. Sacramento nella Cappella laterale del S. Cuore;
fu inoltre costruita una nuova Mensa eucaristica, il fonte battesimale venne traslato dalla Cappella battesimale e collocato simmetricamente al tabernacolo. Così doveva apparire l’intrinseco orientamento della rinascita battesimale all’ Eucaristia, fonte e culmine e cuore dell’esistenza cristiana. L’imponente mosaico di Trento Longaretti raffigurante il Cristo Pantocratore nel lunotto dell’abside maggiore “guarda” e domina l’intera aula. Questa radicale trasformazione si compirà allorchè verrà realizzata una Mensa della Parola in sintonia con la Mensa eucaristica. Infine, nel 2001-2003, il parroco don L. Badi ha promosso, a settant’anni dalla consacrazione, una prima fase del restauro complessivo della chiesa (mediante il rifacimento del tetto, degli impianti elettrico e di riscaldamento, dei soffitti, dell’illuminazione interna ed esterna) e della sacristia. Nella seconda metà del 2006 il restauro conservativo è stato portato a compimento mediante la pulitura delle pareti interne, il ripristino del Battistero e il restauro dei relativi affreschi, il restauro della Cappella di S. Giuseppe, dell’affresco del S. Cuore, il nuovo assetto cromatico dell’abside, la pulitura del pavimento, il restauro del pavimento del presbiterio e lo spostamento della Mensa eucaristica. Rimangono da restaurare la statua della Madonna della Cintura e il Crocifisso, in attesa della progettazione ed esecuzione di un ambone in sintonia con la Mensa eucaristica e con il presbiterio nel suo complesso.
Beni artistici e storici
Nell’abside spiccano il mosaico del Cristo Pantocratore e tre vetrate policrome (T. Longaretti, sec. XX), nonchè il coro ligneo. Accanto all’imponente altare (con paliotto di U. Zanchetta, sec. XX), è collocata una croce processionale (sec. XIX). A sinistra dell’altare è incassato un tabernacolo in legno e pietra del XVII secolo. Nella prima absidiola sinistra si trova l’altare del Sacramento con incastonato il tabernacolo in bronzo (di U. Zanchetta, sec. XX) . L’absidiola è decorata con un affresco che raffigura il S. Cuore (Vanni Rossi, 1950). Sulla parete a sinistra del tabernacolo è appesa una tela della Madonna Assunta (XIX sec.); Nella prima abisdiola destra si trova una tela della Natività di Maria (metà del XVII sec.). Le altre due absidiole delle navate minori contengono rispettivamente le statue di S. Giuseppe (in gesso, sec. XX ) , la statua della Madonna della Cintura (in legno policromo, sec. XVIII), compatrona della Parrocchia, da tre secoli assai venerata. Procedendo dall’ingresso principale, lungo le pareti delle navate laterali si trovano a sinistra il Crocifisso (in gesso, XIX sec.) e l’altare con il quadro di S. Rita (Landini, sec. XX); a destra le statue di S. Antonio (in gesso, sec. XX) e di San Padre Pio e il quadro di S. Giovanni Bosco (Crida, sec. XX). Lungo le pareti perimetrali si trovano i quadri della Via Crucis (prima metà del sec. XIX). Meritano di essere menzionati anche il fonte battesimale in pietra e rame (XX sec.), il pulpito ligneo (1935), che attende di essere ripristinato opportunamente; l’altare minore in legno e metallo sbalzato (1927); la cancellata della Cappella ex battesimale (XVIII sec.), il bassorilievo di S. Martino in marmo (sec. XX) collocato nel lunotto sopra il portone principale della chiesa , i bassorilievi in marmo dei coniugi Oman (P. Marchesi, sec. XIX).
Temporaneamente in attesa di collocazione sono alcuni dipinti in olio su tela raffiguranti S. Teresa di Gesù Bambino (1929), S. Agata (fine XVII sec.) S. Lucia (fine XVII sec.). Appartengono al patrimonio artistico della chiesa anche una Pergamena del 1652, nonchè candelieri e reliquiari dei secc. XVIII e XIX; un gonfalone di S. Martino e un velo omerale (fine XVIII sec.) entrambi in fase di restauro; una pianeta ed un piviale bianchi ricamati in oro (XIX sec.) ; alcuni vasi sacri antichi (secc. XVIII e XIX), due Messali romani rispettivamente del 1727 e del 1737.